Agosto da Pellegrino

Dino era falco di città. Si era trasferito in centro anni addietro, e non se ne era mai pentito. Tutto quanto a portata di mano, un ambiente ben tenuto, parchi, giardini, vicini che dopo un po' li conosci tutti e tutti conoscono te eccetera.. Da casa sua, proprio accanto alla basilica, il panorama dei tetti del centro storico poi era uno spettacolo. Certo, suo cugino di Roma aveva di dirimpetto una basilica ben più importante e vicini di casa più, come dire... altolocati. Ma qui c'era meno traffico, meno confusione, meno pericoli..
La città, piccola o  grande, però ha pure i suoi inconvenienti, e uno in particolare di questi tempi gli stava togliendo anche il sonno. Miii, ma che caldo! Ma come si fa? A parte che tra muri e selciato è come campare in mezzo alle rocce, che già  fa qualche grado in più di suo. E se provi a ne scappartene in alto, il caldo ti viene su dal di sotto a farti compagnia. A parte i condizionatori, le auto, i cantieri tutte quelle altre alzate d'ingegno che d'estate non fanno altro che aggiungere calura a calura, fuori.. A parte che erano giorni che non c'era un filo di vento, neanche oltre ai tetti delle case, neanche a pagare. A parte tutto, miii.. ma che umidità. Ci volevano i polmoni di un pesce, o almeno di una rana per respirare. Da ammattire. Sono le risaie, non ci puoi fare niente, gli dicevano. E invece ci poteva fare qualcosa sì, perdinci. Poteva andare al mare. Suo cugino, il Falco Della Regina, già ci stava. Aveva fatto nido su di un isola in un piccolo arcipelago, un poco più a sud. "Tu t'hai da venirmi a trovare" gli raccomandava sempre "Sole, mare, aria bona, oh che tu voi d'altro? E fermati qualche giorno, dico, 'un siamo mica in capo al mondo..." Bene, quest'anno l'avrebbe preso in parola.
E così era partito con le prime termiche della giornata, era salito in alto in alto e poi si era tuffato verso il mare. Andando a quasi a sbattere conto un muro di altri volatili ancora prima dell'appennino. Sali di quota, scendi di quota, vira a dritta, vira a sinistra: inutile. Era come volare  in stormo, una cosa inconcepibile. Si marciava ancora, però che pa... che seccatura, volevo dire. Un po' per ammazzare il tempo, un po' per curiosità, attaccò bottone con un gabbiano alla sua destra. "Ma ci sono già le migrazioni, quest'anno?"
"Le migrazioni?" rispose l'altro? "Uè , ma da dove vieni? Dalla val brembana?"
"No, è che non me ne intendo molto, sa, io sto in città.."
"Ma perchè, ti sembro un campagnolo, io, testina? Io abito in darsena, se permetti, a Milano. Quindi non venire a fare lo splendido con me, hai capito?"
"No, no, per carità.. E' solo che mi chiedevo che cosa ci facessero qui tutti questi uccelli.."
"Son venuti a pettinare le bambole, no? Perchè tu che ci fai?"
"Veramente io sto andando a trovare un mio amico, al mare..."
"Bravo, Leonardo, e magari visto che è agosto, fa caldo e il mare è proprio qui davanti, anche gli altri stanno andando a trovare qualcuno al mare, o magari stanno andando al mare e basta, no?" 
"Tutti quanti?"
"No, solo i primi cinque davanti. Gli altri non sapevano cosa fare e si son detti, andiamo a vedere dove vanno questi cinque qui. Poi la voce si è sparsa, un curioso tira l'altro... Tutti quanti, certo. Ma da dove vieni te le ferie non le fanno?"
"E' solo che non mi aspettavo tutta questa calca..." 
"Eh già, perchè al mare ci vuoi andare solo tu, d'estate. Senti, la conversazione è interessante, ma io devo girare che ho la titti, la simo e la lella che mi stanno già aspettando, giù a Varazze. Ci vediamo in giro, eh?"
"Va bene, e grazie per l'informazione.."
"Un piacere, simpaticone. E stammi bene, eh.."
Detto questo piegò d'ala e sparì tra folla. Solo allora Dino si accorse che avevano finalmente superato l'appennino e di fronte a loro, immenso, si apriva il mare. La maggior parte del traffico stava defluendo verso ponente, un altra bella fetta verso levante e pochi, veramente pochi, lo seguivano in linea retta verso il mare. Normalmente non l'avrebbe fatto neanche lui, ma se restava ancora altri dieci minuti in coda finiva che ammazzava qualcuno. 
Dopo qualche ora di volo, faticoso ma fondamentalmente tranquillo, comparvero finalmente i primi scogli dell'arcipelago di destinazione. E alla fine le isole stesse. Miii.. ma che ressa. 
E non solo di uccelli questa volta, ma anche, e soprattutto, di umani: ogni spiaggia, spiaggetta, lembo o striscia di sabbia, terrapieno, prato, praticello, scoglio piatto, scoglio quasi piatto, spianata, pontile, galleggiante, insomma, qualunque  superficie anche solo parzialmente adatta a distendersi ospitava un carico umano impossibile. C'erano umani bianchi, rosa, rossi, marrone e neri. A strisce colorate e in tinta unita. Grossi, piccoli, medi, maschi, femmine, giovani, anziani, c'erano tutti, non mancava proprio nessuno. E dove, per motivi di spazio, non ci stavano loro, ci stavano i gabbiani. Mii.. quanti gabbiani: comuni, reali, corsi, glauchi, corallini, tridattili, gabbianelli, gavine, zafferani, mugniaiacci.. beh, forse ne ho messo qualcuno di troppo. Ma è anche facile che me ne sia dimenticato qualcun altro, quindi andiamo alla pari. E garzette, nibbi, falchi pellegrini, della regina,  gheppi, sterne, e solo per parlare di quelli avvistati così, a colpo d'occhio. Scoraggiato da quell'imprevista difficoltà, Dino si posò sull'unica roccia rimasta libera, praticamente a pelo dell'acqua. E la roccia, facendogli quasi venire un infarto, tirò fuori la testa e protestò. 
"Senti, bello, vabbè che non pesi niente, ma almeno chiedere prima di allargarti ti sembrava proprio così brutto?"
"Ma tu parli!" esclamò Dino.
"Se parli tu, bello, perchè non dovrei farlo io."
"Beh, una roccia.."
"Roccia a chi, bello? Io sono una tartaruga."
"Una tartaruga! Ma certo! Ne avevo sentito parlare, ma non ne avevo mai viste.."
"E invece eccomi qui, bello: tartaruga comune, caretta caretta.  Senti, bello, conti di rimanere appiccicato alla mia schiena ancora per tanto? Non per farla difficile, bello, ma io lì avanti devo proprio andare sotto, altrimenti ciao pranzo e ciao cena. "
"No, no, scusa. Stavo solo riordinando le idee, sai non mi aspettavo tutta questa confusione.."
"Ah, ma qui è sempre così in stagione. E' il bello di agosto, bello."
"Se sembra bello a te.."
"Ma certo che è bello, bello. E' l'estate: gente, musica, casino, sole e mare. Dura quel che dura,  una settimana, due. Tre se sei fortunato.  E poi torni al tuo profilo. Ma se te la sei giocata bene, bello, ti resta dentro tutto l'anno."
"Ma tutta questa gente.." 
"Non morde, bello. Buttati a pesce. Magari ne riesci anche a tirarne fuori qualcosa. Gira, vai sul pezzo, chiedi. Sei qui da solo?"
"Ho un cugino che abita da queste parti, ma non sono sicuro di riuscire a trovarlo."
"Provaci, bello, le dritte degli indigeni sono sempre di primissima. E se non ce la fai, torna qui che te ne do qualcuna io."
"Sei di qui?"
"No, bello. Sono nata su un isola così lontana che se te lo dico ti vengono le penne bianche. Ma ci vogliono ancora un sacco di anni prima che mi tocchi di tornare al nido. E nel frattempo, l'estate me la faccio qua, sulle onde, da quando sapevo ancora di uovo."
"Ma c'è qualche posto un po' più quieto?"
"Certo che c'è, bello.  Adesso ti dico, ma poi tu ti scolli e te lo vai a cercare, vale?"



"E così mi sono trovato un posticino niente male: una caletta un po' fuori mano, ma in cinque minuti ero da mio cugino. Alla mattina si andava a pesca, dovrei dire a caccia ma lì ovviamente tutto quanto sapeva di pesce. Di pomeriggio ce ne stavamo tranquilli tranquilli, al fresco, sotto alla brezza. Come dei signori. Alla sera: cena, un po' volo di gruppo, un po' di relazioni pubbliche e se non si combinava niente di interessante a nanna."
"Tutto riposo, quindi" domandò il vicino. 
"Direi di sì. Di cose da fare e da vedere ce ne erano, ma avevo proprio bisogno di rilassarmi un tantino. Verso fine mese poi sono arrivati i temporali che davano il segnale di fine stagione, e sono rientrato. Si sta bene anche qui, adesso."
"Beh, sembra proprio un bel posto. Magari l'anno prossimo ci vado anche io."
"Magari. Io ho conservato qualche indirizzo, magari facciamo un gruppo, no?"
"Potrebbe essere una buona idea. Beh, comunque manca un anno, e nel frattempo ho del lavoro da sbrigare. Ci vediamo.. ". 
"Ci vediamo, e salutami a casa..". 
Dino si soffermò un attimo a guardare il vicino che si allontanava, poi il suo sguardo fu attratto dalla cupola. Era bello anche essere a casa, oggi. Era tutto un po' più bello. 

Quindi, che le abbiate fatte, che le dobbiate fare o che le stiate facendo, buone ferie. E se per quest'anno si salta, buona estate comunque, e speriamo che l'estate ci tenga compagnia anche per tutto l'inverno..

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Illustrazione di Eugenio Bausola