Albatro

..e il camaleonte rispose: "Pensavo di essere io la creatura più antica sulla terra. Io che vivevo sulle cime degli alberi quando il mondo era ancora sommerso, e che per questo ho la coda e le zampe fatte apposta per arrampicarsi..."
Ma l'albatro scosse la testa. "La mia famiglia solcava questi cieli quando sotto di noi non vi era che fuoco, cenere e roccia ribollente. Volavamo insieme, incessantemente, senza mai trovare un luogo ove fermarsi, ove sostare... anche solo per un istante. Quando i miei genitori morirono li caricai nel becco e continuai a volare, e volare, e volare. Poi comparvero le acque, dapprima, e i grandi alberi, e in ultimo le terre, su cui potei finalmente posarli e lasciarli a giacere per l'eternità. Quel fardello nel corso dei millenni ha piegato all'ingiù il mio becco, come tu puoi ben vedere, e questa è la mia insegna, a ricordo della mia famiglia e dei primi tempi, quando c'era soltanto il cielo." Allora il camaleonte, commosso, si inchinò con reverenza davanti all'albatro, riconoscendolo come il più antico degli animali...

Nonno Geremia fece una pausa, aspettando che qualcuno dei piccoli dicesse la sua. Erano rimasti in silenzio ad ascoltare fino ad adesso e già non stavano più nelle piume. "Ma che cosa è un albatro?" Chiese uno dei più giovani. I ragazzi del secondo anno ridacchiarono, dandosi di ala..."Buoni, state buoni. Del Camaleonte non importa niente a nessuno? Comunque l'albatro è un fratello che vive sempre sul mare, molto, molto più a sud di qui. L'albatro della storia si chiama albatro urlatore, e si dice che, dalla punta di un'ala a quella dell'altra, sia il più grande di tutti gli uccelli. Quasi due volte una cicogna come noi, che già non siamo piccolini.""E perchè vive sempre sul mare?""I venti del mare Oceano gli hanno donato la forma, ma il l'Oceano è un abile mercante e se ti dà una cosa se ne prende sempre un'altra in cambio. Nel vento l'albatro può volare più a lungo e più lontano di qualunque altro uccello, ma le grandi correnti del cielo che lo sostengono nascono e corrono solo sulle immense distese dei mari meridionali. In cambio del suo dono l'Oceano si è procurato un amico fedele, ma direi che è stato un buon mercato per tutti e due.""E come è fatto?""Chi, l'Oceano o l'albatro"I bambini risero "Ma l'albatro, nonno.."
"Assomiglia a un grande gabbiano, con il becco adunco (e noi sappiamo perchè) e le zampe azzurre come il cielo al mattino.. E' di piuma bianca, ma con il dorso delle ali nero che cala anche un po' al di sotto, specie da giovane. Sono proprio le ali a farne quel gran volatore che è. Sottili, lunghissime, tanto che sembrano impossibili da ripiegare, lo tengono su nell'aria per ore, per giorni senza neppure un battito, o quasi.""Ma questo lo sappiamo fare anche noi.." protestò qualcuno.."E anche piuttosto bene, direi." continuò Geremia. "Per questo quando dico che loro sono speciali intendo proprio speciali. Un albatro potrebbe percorrere tutta la via che noi voliamo nelle nostre migrazioni in cinque o sei giorni, e poi ci saluterebbe e proseguirebbe per i fatti suoi. Perchè per lui quella sarebbe stata appena una passeggiatina fuori casa..""E' davvero l'animale più antico del mondo?"
"Questo non lo so. Chi mi ha raccontato la storia dice che fa parte della tradizione di un posto che si chiama Ghana. E che viene da tempi talmente remoti che potrebbe anche essere vera. Ma magari è vera solo a metà, magari è inventata di sana pianta. Però è una bella storia."
"Triste."
"Più che altro solenne, ma gli albatri sono uccelli solenni."
"Ne conosci qualcuno?"
Geremia ci pensò su per un attimo, più per amor di spettacolo che per necessità.
"Sì, ma è veramente tanto, tanto tempo che non li incontro più. Da quando anche io mi spingevo giù, a sud. Ricordo di uno, in particolare, che aveva una storia altrettanto bella e triste.. ah già, 'solenne' dovrei dire. Ma ormai vi sarete stufati di ascoltare vecchie storie, è tutta la mattina che siamo qui.."
"No, no, nonno. Una ci sta ancora comoda comoda."
"Ma siete sicuri?"
"Sicuri. Dai, nonno!"
"Dai nonno, non farti pregare.."
"Dai, nonno..."
"E va bene. Allora, come ho detto è una cosa di tanti anni fa...


Quell'inverno mi ero deciso di andare a vedere una buona volta fin dove arrivasse la terra su cui andavamo a migrare."
"L'Africa!" si sentì bisbigliare nel gruppo..
"Sì, ma a quel tempo nessuno la chiamava così. Comunque, vola e rivola, alla lunga arrivo alla fine."
"Il Capo di Buona Speranza!" si ribisbigliò..
"Ma chi è che vuole fare il saputello? E invece no, l'Africa non finisce lì. Finisce a Capo Agulhas."
Uno dei giovani del secondo anno cercò di scomparire alla vista.
"Ma a capo Agulhas non c'era e non c'è niente, a parte sassi, gorghi e correnti. E nebbie improvvise. Allora mi sono messo a vagabondare un po' di qua e un po' di là, e alla fine sono arrivato proprio al promontorio che un giorno si sarebbe chiamato "Capo di Buona Speranza". Beh, quello è tutta un'altra cosa. Girando in giro mi ero casualmente ritrovato sulla costa occidentale, un po' più in su di dove avrebbero poi costruito la città. Decido di scendere la costa, seguendo la via dei venti, ed ecco che mentre volteggio sulla baia mi si para improvvisamente davanti una montagna, una parete diritta, quasi verticale che sale, sale, sale fino a scomparire tra le nuvole."
"E tu non l'avevi vista, nonno?"
"E no che non l'avevo vista, perchè era tutta coperta dalla nebbia, prima. Poi si era alzata un po' di brezza, era filtrato un po' di sole, ed eccola lì. Alla fine anche il vento aveva preso un po' di coraggio e aveva portato via le nuvole, scoprendo la cima. Solo che la cima non c'è, la montagna finisce piatta. Piatta come l'acqua del lago, piatta come un prato in pianura. Piatta come una tavola, perchè quella è la montagna della Tavola. Io mi alzo sulla baia, sorvolo un picco che assomiglia alla testa di un leone e poi la parete della tavola che la chiude la baia. La supero, qualche nuvola si è impigliata sul bordo ed è rimasta lì a sventolare, come una piuma di garzetta. Davanti a me si stende una catena di picchi, rocche e altopiani, che scendono in mare con scogliere improvvise o spiagge di sabbia finissima e.. "
"Nonno.."
"Eh? "
"L'albatro, nonno.."
"Ah, sì. Adesso ci arrivo. Allora: io me ne sto lì tranquillo tranquillo sulla mia cengia a guardare i pinguini dabbasso.."
"I pinguini!" esclamarono in coro tutti i ragazzi..
"Eh sì, laggiù ci sono anche i pinguini, ma questa è un'altra storia. Io ero lì, dicevo, e mi sento una voce che viene da dove doveva esserci solo cielo."
- Buongiorno..
Alzo la testa e mi trovo praticamente faccia a faccia con questo gabbiano gigante, immobile, inchiodato nell'aria. Sappiamo tutti come è difficile volare a ridosso delle pareti, no? Ci sono correnti, vuoti d'aria, turbolenze, figuratevi poi se sotto ti sbattono le onde di un oceano... E invece quello era lì, fermo come un sasso. A guardare bene, ma proprio bene, muoveva forse una penna o due su tutta l'ala. E stava lì..
- Buongiorno - mi ripete.
- B.. b.. bbuongiorno.. - rispondo io.
- Non è mia abitudine disturbare i fratelli che stanno riposando, ma mi chiedevo se non fosse troppo domandare la sua collaborazione per sciogliere un mio dubbio.. -
- Eh? No, scusi. Mi dica.."
- Lei non ha l'aspetto di un Ciconide del luogo. Viene forse dal Nord? -
- Beh, in effetti, direi proprio che è così.
- Proprio come avevo immaginato, grazie... Ancora una cosa, se posso...
- Sì?
- E tanto che manco dal Nord, potrebbe mettermi al corrente degli ultimi avvenimenti?
E così mi fermo lì a parlare con questo tizio, io sulla cengia, lui per aria, ed era davvero tanto che non passava dalle nostre parti. Mentre chiacchieriamo il pomeriggio diventa quasi sera, il cielo gira dal blu al rosso e quando, in alto, splendono già le prime due stelle della croce del sud, quello si muove, si alza quasi per magia, passa sopra la mia testa e scompare dietro il bordo dell'altopiano sovrastante. Siccome mi pare di aver sentito qualcosa sul tipo 'vado ad atterrare qua sopra' (ma devo ammettere che ero rimasto un attimo stranito, era stato come vedere improvvisamente animarsi un dipinto), mi tuffo anche io, prendo un po' di quota e seguo la stessa direzione. Qualche istante dopo lo vedo mentre plana su una traiettoria di atterraggio, l'eleganza fatta penne e piume. Si allinea contro il vento, ruota l'asse delle ali, sporge i piedi (di un azzurro intenso, lo vedo solo adesso), con un movimento di fluidità straordinaria alza le ali a orecchia d'asino, tocca terra e ... si ribalta. Una volta, due, rotola in una palla disordinata e poi si raddrizza barcollando. Saltella. Inciampa. Si stabilizza. Mi precipito al suo fianco.
- Tutto bene? - domando preoccupato..
- Sì, sì tutto bene. Mi capita piuttosto spesso, è che non siamo fatti per la terra e.. Mi permetto di far notare che non è bello ridere dei guai degli altri. -
- Chiedo scusa ma non riesco ad evitarlo, sa, deve essere per lo spavento. -
- Già, anche questo mi capita piuttosto spesso. -
Me lo aveva detto con un mezzo sorriso sul becco, e, a ripensarci, credo che sia stata l'unica volta in tutti gli anni che abbiamo viaggiato insieme in cui l'ho visto sorridere, o quasi.
Comunque, nei giorni a seguire siamo poi diventati buoni amici, ed è da lui che ho imparato la maggior parte delle tecniche di volo a vela che mi sforzo di insegnare anche a voi. Che volate peggio dei pinguini di prima.
Dal gruppo arrivò qualche accenno di contestazione, poi qualcuno si ricordò della storia.
"Ma è questa la storia dell'albatro?""No" rispose Geremia, "questa è la storia di come ci siamo conosciuti. Ma siccome da qui vedo almeno una mezza dozzina di mamme arrabbiatissime che stanno ancora aspettando i loro bambini, dichiaro finita la lezione di oggi e il resto ve lo racconto un'altra volta."Questa volta le proteste furono più sostenute."Buoni, state buoni.. tanto domani siamo ancora qui, no? O dopodomani, tuttalpiù."Per nulla convinti, giovani e giovanotti ruppero le righe dirigendosi verso le occupazioni quotidiane.
"Domani o dopodomani.. Sì, l'ultima volta c'è voluto un mese.." mugugnò uno.
"Se poi tra un mese se la ricorda ancora.." osservò un secondo."Che ci vuoi fare, è l'età.." sottolineò un terzo.
"L'età è quella che è, ma l'udito è ancora buono." replicò Geremia, ormai da lontano.
Nessuno sentì la necessità di aggiungere altro.